domenica 26 maggio 2019

Le mie letture: La ballata delle prugne secche - Pulsatilla - 2006

Ciao!
La mia testa è sempre in fermento, ho sempre molte idee, la maggior parte delle quali, però, quando le vado a realizzare sono altamente fallimentari, le altre potrebbero essere valide ma non mi applico abbastanza per farle avverare, un po'come per i desideri.

Ho anche tante passioni, oltre ai disegni, mi piacciono:
  • i viaggi, e siccome con questo blog non c'entravano niente ne ho aperto un altro;
  • le cose vintage, in particolare i giochi, e anche per questo argomento ho aperto una pagina web;
  • l'hand made per cui, manco a dirlo, ho un blog e un canale youtube.
Quindi per stare dietro a tutto, anche in modo non costante, sto uscendo di testa e mi sono detta che sarebbe stato davvero troppo dedicarmi con una pagina differente anche alla lettura.
Infatti ultimamente mi sto concedendo il lusso di leggere, ritagliando un po' di tempo, soprattutto la sera, per dare un po' di sollievo ai miei occhi stanchi della luce blu dei tanti dispositivi tecnologici che uso.

Quindi oggi inauguro la rubrica delle mie letture che in un blog che si professa come un diario ci sta tutto, poi ho detto, ci metto due disegni e sto a posto con la  mia coscienza, almeno non esco fuori tema.

Oggi vi parlo del"La ballata delle prugne secche" di Valeria di Napoli in arte Pulsatilla, uscito nel 2006 grazie alla casa editrice Castelvecchi.


No non ho scoperto l'autrice adesso, ho invidiato bonariamente Pulsatilla fin dalle origini:
  • per l'arguzia che aveva avuto nello scegliere in suo nome, un rimedio omeopatico che le avevano prescritto per curare qualche sua turba. Ciò aveva smosso qualcosa in me, che frequentavo, all'epoca, la facoltà di Chimica e Tecnologia Farmaceutica, ho detto: "Bella intuizione! Perchèé non c'ho penato io?" Ma comunque oramai era andata, non potevo hiamandomi apis mellifica o silicea. 
  • Ero e sono fan delle donne che si riescono a raccontare con ironia la loro vita, che fanno battute sulle loro disgrazie e riescono a romanzare ogni loro attimo, ecco perché ho amato il diario di Bridget Jones, che è stato uno dei primi esempi di questo tipo di letteratura.

Pulsatilla è nata come una blogger ma ora il suo diario non è più online, i suoi scritti vennero letti così tanto che le venne proposto un libro, et voilà. questa è la storia de"La ballata delle prugne secche". A suo tempo anche lei ebbe dei detrattori che però penso che cambierebbero il loro parere di fronte a stuoli di youtuber che scrivono montagne di libri completamente vuoti.

Piccola parentesi: io amo i libri di chi ha un modo spensierato e immediato di comunicare, tecnica che io provo a imitare senza peraltro riuscirci. Mi piace scrivere, scrivo tanto ma non scrivo bene, me ne rendo conto, i miei testi non invogliano alla lettura. Nonostante abbia intrapreso da autodidatta la strada di copywriter, penso di avere qualcosa che mi manca, che non so se un corso di scrittura creativa potrà mai correggere.


Ho avuto modo di leggere finalmente questa bio novel, un nome moderno per parlare di biografia, perché la signora della biblioteca dove sono volontaria l'aveva piazzato nel reparto bambini e nonostante io le avessi detto più volte che non era quello il suo posto, alla fine, per far sentire la mia voce, ho registrato il prestito e ho cominciato a leggerlo. 

Il primo capitolo ha confermato la mia idea ma, continuando nella lettura, un po' mi sono ricreduta: non è propriamente un libro per adulti maturi ma piuttosto una lettura per giovani e anche per adolescenti, che insegna a non prendersi troppo sul serio ma soprattutto fa capire che ci sono varie fasi della vita e l'adesso non è il per sempre, in quanto è tutto in divenire. Le differenti esperienze che fa l'autrice dimostrano che, anche se magari fallisci o ha delle brutte esperienze, la strada è quella di continuare a provare.

Con questo non voglio dire che "La ballata delle prugne secche" sia un libro pesante che debba insegnare qualcosa, lo trovo una lettura da fare non tutta d'un fiato ma fruirla anche in maniera dilazionata nel tempo, leggendo dei capitoli a caso, facendosi ispirare dal titolo. Io sono solita portare con me, in vacanza o al mare, dei libri divertenti e con piccole storie, da condividere con chi è con me per farci due risate e scambiare due chiacchiere. Fino all'anno scorso mi portavo dietro "io speriamo che me la cavo", del maestro Marcello D'Orta ma credo che per questa stagione posso mettere in borsa "La ballata delle prugne secche". Non so se si è capito ma questo libro per me è diventato una sorta di manuale di sopravvivenza per accostarmi: alle palestre, alle mutande, ai foggiani, ai rapporti con gli uomini e a tante altre cose .

Quindi per me "La ballata delle prugne secche" anche a 13 anni dalla sua uscita è consigliato soprattutto per i nati negli anni '80, sarà una lettura perfetta da portare sotto l'ombrellone ;)!

sabato 26 gennaio 2019

Fanart Freddie Mercury

Ciao!
Oggi è il mio compleanno e questo post non esce così a caso, come potrebbe sembrare.

In questa giornata, per me speciale, ho deciso di dedicarmi finalmente un po'al disegno, per fare qualcosa che mi piace. Mi ricordo i pomeriggi di quando ero adolescente che non vedevo l'ora di finire i compiti e prendere la matita in mano, passavo tutto il mio tempo libero a disegnare, nonostante questo, non ho realizzato il mio sogno: quello di diventare una mangaka. Volevo una stanza di 9 metri quadrati a Tokio e disegnare, ma ciò non è accaduto.
Il mio tratto è cambiato e adesso vorrei disegnare in modo scarno e asciutto ma ancora non riesco.

Il disegno che ho scelto di fare oggi è dedicato a Freddie Mercury, anche io sono stata contagiata da Bohemian Rhapsody? Non proprio.
Come potete leggere in una mia vecchia tavola, ascoltavo i Queen fin dalle superiori, avevo una vecchia cassetta, che nei pomeriggi da mia nonna, senza altro passatempo, ho consumato.
Avevo un'idea dei Queen un po' triste, pensavo a Freddie Mercury come una persona sfortunata che, se solo fosse rimasta qualche mese in più in vita, ora sarebbe ancora tra noi e quindi le sue canzoni mi facevano piangere.

Li ho riscoperti, quando, nel 2015, mi pare, sono andata a vedere, in un festival della mia città, il live di Monteral e lì ho apprezzato molto il talento di tutta la band.

Infine, volendo o nolendo, anche io sono rimasta affascinata dal Bohemian Rapsody (che ho visto ben due volte al cinema), nonostante le sue imprecisioni e le informazioni taciute, per dare una scossa alle emozioni dello spettatore, mi è piaciuto. Mi ha fatto vedere in modo meno triste la morte di Freddie.

Grazie a questo film riesco a non piangere più ascoltando le canzoni dei Queen.

Da quando sono piccola disegno ciò che mi piace o ciò che vedo, quindi, è giunto il momento di fare una fanart di Freddie Mercury. Non volevo fare qualcosa di banale quindi ho cercato di unire, in questo disegno, tutto quello che so su di lui e che ho scoperto in questi mesi. Spero che i fans sfegatati mi possano perdonare il bucato di canottiere bianche ma, credo che, anche lui, ogni tanto, facesse la lavatrice.



mercoledì 2 gennaio 2019

Il mio animale preferito - un altro capitolo della mia autobiografia a fumetti

Ciao!
E' iniziato il nuovo anno e ho deciso di non essere pigra con il mio blog. Per questo oggi pubblico  due tavole inedite a cui mi sono dedicata questa mattina, però le avevo in mente da tanto. Vi racconto un altro squarcio della mia vita, così potete farvi quattro risate e scoprirete anche qual'è il mio animale preferito :D!




mercoledì 25 luglio 2018

Ma come mai sei così riservata? - Nuovo capitolo della mia autobiografia a fumetti

Ciao!
è un po' di tempo che non disegno, questa volta vorrei parlare della mia riservatezza, io credo che mi piacerebbe, ogni tanto, essere social, condividere con il mondo qualcosa che sto facendo; in passato lo ero di più ma poi ho capito quel'era davvero la verità mi sono chiusa  in me stessa dal punto di vista della condivisione. Questo non vuol dire, come molti pensano, che se non pubblichi e non rendi noto ciò che fai, in realtà non lo fai davvero, anzi mi sono resa conto che quando vivi qualcosa: che sia un viaggio, un pomeriggio al mare, un compleanno, un incontro con i tuoi amici di sempre, una riunione, un meeting, ecc. Senza fare nemmeno una foto, un post su fb, o su qualche altro social, in realtà lo vivi meglio, lo vivi più intensamente perchè sai che gli unici ricordi dell'evento sono quelli che ti rimangono in mente, quindi sei più attento e proattivo. 
Per concludere,  se volete sapere il vero motivo della mia riservatezza basta leggere le tavole qui di seguito, come sempre scritte e disegnate male, mi ci sto trovando troppo bene in questo stile trasandato XD.



sabato 2 giugno 2018

I leggins

Ciao!
Sono stata via molto tempo ma ho un mucchio di disegni da pubblicare, nonostante questo oggi ho deciso di realizzare altre due tavole, in quanto sono stata ispirata. Sapete che nelle mezze stagioni sono molto prolifica perchè la gente si veste in maniera indicibile ma anche l'estate (non è ancora arrivata ma il clima è quello). Le persone cominciano a spogliarsi, o mettersi dei vestiti più leggeri: ho visto in giro un tripudio di leggins e ho voluto raccontare cosa ne penso.

Non so se ho realizzato già qualche tavola a proposito perchè questa idea mi frulla in testa ormai da tanto, la rispolvero ogni volta che vedo qualcuno con dei leggins neri completamente trasparenti portati con una naturalezza tale che forse sanno di star andando in giro in mutande.




giovedì 15 marzo 2018

La timidezza non è una malattia

Ciao!
Mi rendo conto che questo blog, nato come un mero diario di disegni sta mutando in altro, perchè segue la mia metamorfosi intera. Dopo il traguardo dei 30 anni ho capito che il mio amore combinato per la scrittura e il disegno, che nutro fin da piccola, non doveva sfociare nel fumetto, come di fatto non è stato, ma piuttosto nei libri illustrati. Nei libri con qualche illustrazione. Nei libri e basta.
Quindi credo che, per evitare di aprire un ennesimo blog, le narrazioni che ritengo importanti condividere con il mondo, le continuerò a raccogliere in questo diario.

Oggi voglio gridare al mondo che LA TIMIDEZZA NON è UNA MALATTIA.
Fin da piccola sono stata considerata diversa, sia per il mio nome poco usuale, sia per il modo di comportarmi, o piuttosto di isolarmi. Lo so,  i bambini devono giocare con gli altri e a me piaceva questo ma ho avuto molte brutte esperienze, allora ho deciso di lasciare perdere l'approccio diretto. Giravo intorno alla cosa e, se un bambino era abbastanza spigliato o furbo, capiva il mio interesse per lui e alla fine ci ritrovavamo a parlare e condividere le nostre passioni.
Questo atteggiamento che io pensavo fosse solo un: ragionare, studiare la situazione ed analizzare i minimi dettagli per scegliere la strategia migliore dagli altri viene definita timidezza.
A me viene spiattellata in faccia due o tre volte al giorno in modo crudo o più mascherato ma sempre della stessa cosa si parla.

Credo che esistano diverse timidezze alcune più marcate ed altre solo accennate, alcune che sono sempre sullo stato on e altre per le quali si può, talvolta, spegnere l'interruttore.
Io so di essere timida e so che la mia timidezza con gli anni è cambiata, a sentire gli estroversi, sono migliorata, ergo è diminuita, ma non sono riuscita a mandarla via del tutto.
Vi dirò di più io NON voglio mandarla via del tutto: in fin dei conti si tratta del mio carattere, chi vorrebbe mai fare tabula rasa di tutto ciò che lo connota? Che mondo sarebbe se la timidezza sparisse, inventando una cura per questo fantomatico morbo che colpisce un buon 40% della popolazione?

Nonostante questo mi sento molto penalizzata  soprattutto quando incontro persone nuove o quando sono alla ricerca di un lavoro, dico sempre:"quelli che non mi danno fiducia e si fermano alla mia timidezza non sanno cosa si perdono!" Quando devo rivolgermi ad una platea o solo ad alcune persone nuove, mi trovo molto in imbarazzo: sudo, balbetto, a volte non mi vengono le parole, divento rossa e mi tremano le mani, non posso farci niente è così.
Ma se ho un attimo in più di tempo, si risveglia la mia vena di indagatrice, riesco a studiare la situazione e collocarmi perfettamente nel nuovo posto, relazionandomi con le altre persone e mi mimetizzo nella folla. Purtroppo molti non mi danno tempo e non mi permettono di esprimermi e quando scoprono, per vie traverse, tutto quello che sono riuscita a fare nonostante la mia timidezza: viaggi da sola, escursioni verso l'ignoto, sfide con il pericolo come compagno di viaggio, mi dicono "ma come è possibile? tu sei timida".

Se anche voi siete tra quelli che ritengono le persone timide malate sappiate che dentro hanno un tesoro, hanno bisogno del doppio dello sforzo per raggiungere anche i traguardi più semplici, ma hanno anche il doppio della soddisfazione e della felicità quando ci riescono. Hanno una capacità di analisi e inventiva invidiabile perchè, a differenza di quelli che si parlano addosso e sono capaci solo di lodare il proprio operato, osservano ed analizzano. In questo modo riescono: ad affrontare in modo intelligente le situazioni nuove, a trovare un' empatia  con chi gli sta accanto e ti sorprendono sempre, con un idea a cui non avevi pensato.


Ho deciso di scrivere questo articolo perchè per l'ennesima volta mi sono dovuta sentir dire:"ma tu sei timida" volevo sottolineare un' altro fatto, purtroppo io sono timida ma sono anche una donna, e nei giorni scorsi ho avuto modo di scontrarmi con delle mentalità maschiliste all' ennesima potenza.

Io sono abituata a dover lottare, perchè alcune mie passioni sono prettamente maschili e mi ritrovo spesso a sgomitare per far sentire le mie idee, per dare loro valore, quindi di solito mi scivolano sopra commenti come" ma che ne vuoi capire tu che sei una donna". quando sento queste ignobili parole mi rimbocco le maniche e mostro la mia maestria realizzando qualcosa di buono, qualcosa di ottimo superiore a quella della media. Questa volta però mi sono proprio risentita, all' udire:".. questa cosa la fai tu perchè io non so farla, di solito me lo fa la segretaria...", unita ad altri commenti poco felici su magistrati donne. Si perchè queste perle sono uscite dalla bocca di un avvocato, almeno a sua detta. Inizialmente mi sono infuriata, ma ora, ragionandoci a mente fredda, come per tutte le cose, compresa la timidezza, proporrei uno sciopero di tutte le donne verso questi uomini che sono INCAPACI. Incapaci anche di capire che sono incapaci, li lascerei nella loro ignoranza per vedere se è solo pigrizia quella che li contraddistingue o si tratta proprio di non arrivarci, a fare certe cose.

Come di consueto, essendo questo, un blog di fumetti, vi lascio alcune tavole sulla timidezza, non credo di averle pubblicate già, in questo caso, repetita iuvant.



venerdì 12 gennaio 2018

Il fortuito incontro tra Karen Blixen ed Emiliano Zapata

Ciao!
Oggi, per non farvi annoiare, vi propongo una cosa diversa, ho scoperto nelle mie lunghe giornate a casa da sola che mi piace molto scrivere e forse ho capito che la mia vocazione, in fin dei conti, non è disegnare ma scrivere, quindi mi sono imbarcata in un altro sogno irrealizzabile quello di diventare una scrittrice...non so come mai, forse dipende dai miei geni che sono stati influenzari un po' anche dal mio nome! non vi svelo altro potete leggere tutta la vicenda in questo breve racconto, non poteva mancare un'illustrazione, in fin dei conti questo è un blog dedicato ai fumetti XD.




Io credo che i genitori quando mettono i nomi ai figli non ci pensino poi così tanto, perchè alla fine si fanno prendere da una sensazione, da un attimo e scelgono. Inutili sono i mesi infiniti a fare gli elenchi, a sfogliare libri, a farsi venire in mente un'idea geniale perchè alla fine tutti fanno sempre la scelta più sbagliata. Presi dalla fretta e dall'emozione del momento ti appioppano quel nome là, tanto non sono loro a doverselo portare dietro per tutta la vita.
Non è vera quella credenza che dice che: da quando il nome viene assegnato a te, proprio a te, tutta la storia che c'è dietro svanisce e quell'appellativo diventa il tuo. Se credete in questo, avete letto troppe riviste patinate che vi hanno spento qualsiasi desiderio di pensiero autonomo.
Se vi chiamate Shally perchè era il personaggio della serie TV preferita da vostra madre, porterete per sempre con voi un po' di quell'aria svampita della ragazza bionda della porta accanto, anche solo nell'attimo in cui dovrete giustificare questo appellativo esotico, quando invece siete italiani doc. Menomale che desso, sempre di più, si sta attuando un mix di culture, con le migrazioni dei popoli nel mondo, così se qualche anno fa il nome Aamir era quasi sconosciuto adesso se lo gridate per strada almeno 2 o 3 persone si girano. Anche internet dà una grande mano, troverete che nel mondo ci sono tantissimi Aldomariagiuseppealfonso e non vi sentirete tanto soli.

Sono fortunati quelli che si vedono rinnovare il nome di un nonno, anche se questo si chiamava Benito, almeno è una cosa che rimane in famiglia. Conoscerete benissimo la storia del vostro avo o comunque avrete qualcuno che l'ha conosciuto a cui potrete chiedere, che vi  dirà che era senz' altro un grand uomo. Voi porterete un po' del suo sangue e anche se il nome non vi piace, potete legarlo ad un'idea di famiglia che vi farà comodo nei momenti bui, dandovi coraggio ed un calore inaspettato. E' come se i vostri avi, che hanno portato lo stesso vostro appellativo ,veglino sempre su di voi, o almeno, saprete che se il nome non vi piace, qualcuno altro prima di voi ha dovuto soffrire allo stesso modo.
Sappiatelo, i genitori non servono mai per semplificarvi la vita, al massimo ve la complicano un pochino di più, quando è già tanto difficile da sola, anche solo mettendovi un nome.

Sono sicura che fino ad ora non avete mai pensato a questa cosa ma ogni tanto, sono sicura anche di questo, avreste desiderato chiamarvi in un altro modo, no, non dico in una chat, ma nella vita reale. Non conta farsi cambiare nome all'anagrafe, il vostro primo appellativo è inciso nella vostra mente come fuoco; le vostre cellule cerebrali non lo dimenticheranno tanto facilmente. Ecco perchè si è tanto propensi a farsi dare dei soprannomi e storpiare il proprio nome, per ubriacare il proprio senso critico e fargli pensare che, in fin dei conti, il vostro nome è perfetto.

Io non riesco ancora a farmi una ragione del nome che mi è stato assegnato, lo so, lo so, dovevo essere un maschio ed i miei, all'ultimo momento, hanno dovuto ripiegare su qualcosa. Da mia mamma che era una femminista convinta ed aveva tantissime alternative, tante eroine e donne cazzute, però mi sarei aspettata qualcosa di meglio. Tra tutte queste possibilità però ha scelto Karen..."ma come mai questo nome?", la risposta a questa domanda la ripeto da quando ho cominciato a parlare:"deriva dalla scrittrice Karen Blixen" che in realtà si chiama Karen Dinesen;  Blixen è il suo cognome da sposata, che atto femminista, prendere il nome del marito. Le mie informazioni su di lei finiscono qui, non ho mai voluto, in 30 anni di vita, leggere un suo romanzo o anche informarmi sulla sua biografia, solo pochi anni fa ho visto qualche sua foto. In questo momento, in cui mi ritrovo a scrivere, questo breve racconto, sto leggendo frasi sporadiche su internet perchè non voglio conoscere, non voglio sapere niente di questa persona che mi ha rovinato la vita.
Ah, voi parlate bene e magari vi chiamate Francesca, Maria o Giorgia, ma negli anni '90 qui in Italia non c'erano tante Karen e mi ritrovavo ad essere chiamata: Katia, Carmen e Karim (che poi è un nome da maschio). La cosa che mi faceva più imbestialire era, però, vedere il mio nome con la c. Questa è una mia tara mentale perchè, con il suono non si può capire se ci va una c o una k; esistono tante Erica ma anche Erika e tante Katia ma anche Catia e si pronunciano tutte allo stesso modo. Io, però, proprio non sopporto veder scritto Caren.

Adesso arrivati nel 2018, con i social come grande fratello, che ci spiano senza che nessuno se ne renda veramente conto, non è difficile trovare delle Karen e quando dico, che ho passato un' infanzia di merda per questa cosa, la gente non capisce.
La colpa di tutto ciò e senz' altro di Karen Blixen perchè il mio nome deriva da lei, ed io penso sempre che se mi hanno voluto dare questo appellativo volevano augurarmi una vita come la sua, non so se dal punto di vista di prendere la sifilide e rimpiangere nella mia vecchia l'Africa o se volevano che sposassi qualche nobile per convenienza. Menomale che per il momento non si sta verificando nessuna di queste cose ma non mi va giù che debba essere legata a questo personaggio, sempre e di continuo.
Vi racconto una storia, malauguratamente anche io ho conosciuto un'altra bambina, ora ormai donna, che si chiama Karen ed è tutta colpa mia se le è stato appioppato questo epiteto. Mia nonna aveva la barbara usanza di urlare ripetutamente il mio nome quando era pronto in tavola ed io ero persa nei meandri del giardino a correre dietro ai gatti o piantare chiodi in lerce tavolette di legno. Ancor più malauguratamente una famiglia che stava aspettando una bambina, si era trasferita per un periodo vicino a noi e sentivano il mio nome disperso nell'aria continuamente. Hanno deciso di raccoglierlo e darlo anche alla loro figlia. Quindi questa bambina si chiama Karen perchè una loro vicina aveva una nipote con questo nome,e se questa bambina dovesse odiare il suo nome farebbe brutti pensieri su di me. Forse questo è il motivo della mia sfortuna perenne, ma comunque non ha niente a che fare con Karen Blixen. Lei potrebbe ricercarmi, tanto io abito sempre nello stesso posto, guardarmi negli occhi e dirmene quattro, ma io non posso andare a ritrovare questa scrittrice ormai morta per affibbiarle la colpa.

Sono fermamente convinta che un nome, se collegato ad una persona o personaggio famoso, influenzi in parte la persona che lo riceve, io non voglio essere come Karen Blixen tranne che mi piacerebbe molto essere una scrittrice. Ecco l'ho ammesso e questo dimostra, che il mio pensiero è sensato: i nomi condizionano tutta la vita di una persona.
Qualche anno fa ho avuto il piacere di incontrare un ragazzo il suo nome era, anzi è, semplice ma allo stesso tempo, non banale: si chiama Emiliano. Mi è piaciuto subito, anche se ho avuto sempre il terrore di scriverlo "Emigliano" e farlo andare su tutte le furie. Lui però mi ha detto che l'errore che più spesso commettono quando lo chiamano e urlargli dietro "Massimiliano!". Penso che la gente non ascolta, come si fa a scambiare Emiliano per Massimiliano?! Dopo questa storia non mi sono sentita poi così sola, mi sono detta:" se sbagliano il suo nome, che è così semplice e normale, è normale che il mio viene indovinato solo dal 60% dei miei interlocutori". Con il tempo la % è cresciuta, negli anni '90 era solo il 10%.
No, la storia non finisce qui perchè dopo un po' di tempo che ci raccontavamo i fatti strani della nostra vita, mi confessò che il suo nome non era solo Emiliano ma si chiamava Emiliano Zapata e poi il cognome.
Lui si chiama con: il nome ed il cognome di un personaggio famoso, non può sfuggire, è in trappola, in questo caso non servono le domande "ma come mai questo nome?", è palese!
Per chi non lo sapesse, compresa me, grazie Wikipedia ho scoperto che Emiliano Zapata è un politico e  rivoluzionario messicano, ridistribuì le terre a chi davvero le coltivava, iniziando un movimento contadino per far acquisire diritti ai più poveri.
Suo padre ha voluto chiamarlo così perchè, poco prima della sua nascita aveva letto un libro che parlava di questa figura e senz' altro ne era rimasto molto colpito, gli è piaciuta così tanto che ha voluto dare al figlio quel guizzo rivoluzionario, che infatti caratterizza a pieno l'Emiliano Zapata nato nel 1987.
Ecco, questa si che è la fine del racconto, credo che nella realtà Emiliano Zapata e Karen Blixen non si sarebbero mai potuti conoscere, anche se hanno vissuto tutti e due alla fine dell'ottocento, erano in due continenti diversi ed avevano interessi completamente opposti. Però nel ventunesimo secolo si sono incontrati,  si sono piaciuti e sono andati d'accordo subito; forse questa è una buona cosa, i nomi possono fare incontrare destini diversi e personaggi molto lontani tra loro, in modo inaspettato.

Non è nei miei pensieri fare una figlia ma mi piacerebbe chiamarla Frida...cosa dite? Le auguro una vita di sofferenze ed un unico sopracciglio? Eh si avete ragione, forse dovrei pensare ad un nome che non ha avuto nessuna prima di lei.